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Le Vie dei tesori riscoprono
le bellezze inedite di Cefalù

Cefalù è la sua Rocca, protettiva e maestosa sul mare blu intenso: tanto da donarle il nome, visto che ai Greci ricordava una testa umana, quindi Kephaloidion in greco e Cephaloedium in latino. Ma è anche la sua cattedrale normanna voluta da Ruggero II, che sembra levitare sul centro storico medievale fatto di stradine strette, vicoli preziosi, lavatoi e cappelle.
Le Vie dei Tesori ritorna a Cefalù per il suo secondo anno consecutivo, dopo un’edizione gioiello che ha segnato il debutto nel festival. E lo fa con tre weekend di percorsi inediti tra arte e natura, antiche vestigia e sentieri verdi che si arrampicano fin sulla Rocca, collezioni e palazzi nobiliari, ma anche personaggi affascinanti come il barone Mandralisca.
Il programma del festival, costruito in collaborazione con il Comune, è molto articolato e racchiude chiese piccoline, studi d’artista, percorsi naturalistici. Aprono le porte sei luoghi, si aggiungono quattro esperienze e una passeggiata.
Si parte sabato 1 ottobre e si va avanti per tre weekend, sempre sabato e domenica, fino al 16 ottobre. Il programma, le info e le schede dei siti su www.leviedeitesori.com
“Tramite un accordo costruttivo con la Diocesi - spiega il sindaco Daniele Tumminello -riusciamo a proporre luoghi inediti ed esperienze bellissime: non pensiamo quindi solo a un turismo esterno, ma anche agli stessi residenti che scoprono una prospettiva nuova. “Cefalù si trova perfettamente a proprio agio nel ruolo di grande attrattore di cultura, ma con Le Vie dei Tesori aprirà luoghi nascosti, siano essi culturali, archeologici o naturalistici: penso alle chiese che sono realtà della devozione popolare, ma anche ai due studi d’artista e alle esperienze al Museo Mandralisca”, dice l’assessore alle politiche culturali Antonio Franco che ha lavorato personalmente al programma.
“La Diocesi – interviene Massimo Trobia, responsabile dei beni culturali della Diocesi di Cefalù – apre tre beni straordinari. A partire da Santa Trinità alla Rocca che nasconde un pavimento a lumachella, cavata sul posto durante il restauro. Insomma, ci siamo e vogliamo fare rete per promuovere siti che non mancheranno di meravigliare”.
“Noi non apriamo luoghi belli e basta - dice Marcello Barbaro, vicepresidente della Fondazione Le Vie dei Tesori – ma vogliamo costruire ponti tra enti che normalmente si parlano poco, che non si comprendono, che non collaborano. Sotto il ‘cappello’ di Vie dei Tesori, costruiamo una rete, ma anche modelli di sviluppo”.
Tre weekend, quindi, per un nuovo festival di “riappropriazione della bellezza”, che cerca di scrollarsi di dosso le restrizioni e le paure post covid. Oggi che la normalità sembra riacquistata, si torna felicemente allo storytelling nei luoghi, alle visite condotte dai giovani, al racconto delle comunità che si riappropriano degli spazi.
E quest’anno Le Vie dei Tesori sono di nuovo pronte alla sfida: con i Borghi dei tesori che hanno fatto per la seconda volta da apripista, e con la prima tranche che, ancora prima della sua conclusione, ha già messo insieme ventiseimila presenze. Ora siamo alla seconda parte: al fianco di Palermo e Cefalù, ecco anche Carini, la debuttante Alcamo, Ragusa e Scicli, sempre per tre weekend; oltre a Catania che sarà invece dall’ 1 al 30 ottobre. I coupon sono sempre validi per le città della stessa provincia: quindi per Cefalù, Carini, Palermo e anche quelli già acquistati a Bagheria e Termini Imerese.
I LUOGHI DI CEFALÙ. Si parte dalla semplice facciata di Santa Maria al Borgo, che mai lascerebbe intuire la magnificenza degli interni e un bellissimo ciclo di affreschi del ‘600; è una chiesa rigorosa quella del convento di San Francesco che dovrebbe risalire al XIII secolo, e ospita una Madonna con Bambino in marmo, attribuita a Domenico Gagini, oltre alla statua in legno della Madonna Addolorata, a cui i cefaludesi sono molto devoti. Aveva già aperto lo scorso anno, ed era stata molto visitata la chiesa della SS. Trinità del XV secolo, annessa al convento di San Domenico, alle pendici della Rocca: ha un pavimento in “lumachella” – pietra sedimentaria proveniente dalla stessa Rocca di Cefalù – ma soprattutto un altare in pietra di Trani donato nel 2010 all’allora Rettore, monsignor Crispino Valenziano, dal grande architetto Renzo Piano: la lastra, che guarda verso l’assemblea, è un lapislazzulo afghano, tagliato in modo che le venature si rispecchino formando una Croce. Dal fiume Cefalino le acque giungono e si mischiano nel mare, il mito vuole che siano lacrime della ninfa Echenais, pentita di aver causato la morte del bellissimo pastore e cantore Dafni, di cui era follemente innamorata: ma passeranno per forza dalle bocche scolpite a testa di leone crinito, dell’antico Lavatoio medievale.
Infine, all’interno della Corte delle Stelle, si scoprono i resti di una strada di epoca ellenistico-romana studiata dagli archeologi. La passeggiata condurrà invece nel cuore della città, dall’ antico quartiere ebraico della Giudecca con la Postierla sulla scogliera, al suggestivo quartiere arabo-normanno di Francavilla.
Le due esperienze sono molto vicine alle cosiddette studio-visit. Perché saranno proprio due artisti ad aprire le porte dei luoghi dove le loro opere prendono forma: Roberto Giacchino accoglierà i visitatori nella sua bottega, dove le sculture in legno d’ulivo e in pietra, parlano di Sicilia e di volti: e sarà proprio lui a mostrare le diverse fasi del suo lavoro. Invece Giuseppe Forte rappresenta la storia dell’arte pittorica a Cefalù, dagli anni Sessanta a oggi; pittore poliedrico, che spazia dall’olio alla china, dalla pittura su legno a quella su vetro, dai paesaggi all’arte sacra e alla ritrattistica, sempre con originalità, ama conversare in semplicità con chi ha voglia di comprendere il suo lavoro. Per i visitatori del festival ha preparato dei supporti su cui ciascuno potrà mettersi alla prova.
Del Museo Mandralisca si sa già tantissimo, ma visitarlo con il festival sarà un modo per scoprirlo ulteriormente: per esempio, conserva tra manoscritti e incunaboli, una copia cinquecentesca della Divina Commedia commentata dal Landino. In una delle sale si potrà visitare il laboratorio dell’Officina artistica Roncisvalle fondata da Giuseppe Quolantoni e Angelo Sicilia, per rilanciare l’antica arte dei pupi siciliani, con tanto di spettacolo dell’Opra. Ma il Museo ospita anche uno dei misteri meglio conservati della Storia dell’arte: il magnifico, enigmatico, poetico “Ritratto d’ignoto” di Antonello da Messina. Chi è davvero quest’uomo che sorride ammiccante, anche noto come “ignoto marinaio” per l’abito che indossa? Forse davvero un marinaio? Un nobile? O forse lo stesso Antonello? Su questo capolavoro, una performance con Stefania Blandeburgo ispirata al romanzo di Vincenzo Consolo.
22.09.2022

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