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Fiat, il nuovo spot “beffa”
Fabbrica Italia… all’estero

Dopo le polemiche virtuali, e poi reali, che hanno coinvolto lo showman Rosario Fiorello, invitato con un appello su Facebook da migliaia di siciliani a interrompere le réclames con Fiat per solidarizzare con gli operai che rimarranno senza lavoro dopo la già annunciata chiusura dello stabilimento di Termini Imerese, il gruppo torinese torna in onda con un altro spot destinato a creare qualche malumore. Da qualche giorno infatti viene diffuso su tutte le reti televisive nazionali un filmato da un minuto che ha il compito di spiegare agli italiani il piano industriale varato da Marchionne ad aprile. La dolce melodia “Tutti i luoghi del mondo” di Fabrizio Campanelli, già colonna sonora del film “Solo un padre”, fa da sottofondo alla scena di un giovane papà che cerca di far addormentare il proprio bebè: “Dato che non vuoi dormire – sussurra la voce fuori campo di Ricky Tognazzi – ti racconto di questo piano industriale”. Seguono cifre generiche e promesse, tutte da mantenere, sull’aumento della produzione industriale a marchio Fiat in Italia con il tono rassicurante e sognante di un papà che tranquillizza il piccolo e non si limita ad accontentarne i capricci, ma raddoppia la posta in gioco: “Raddoppia la produzione di veicoli in Italia – promette – aumenta l’esportazione, anche in America. Raddoppia la produzione – ripete – raddoppiano le possibilità”. Poi tutti a bordo di una Fiat, chi al volante e chi al seggiolone, con tanto di sorrisi, mosse giocose e una scritta solenne: “Un cammino da fare tutti insieme per rendere gli italiani di domani orgogliosi di quelli di oggi”.

Al di là della fin troppo intuibile metafora che vede gli italiani come dei bambini da rabbonire alla vista, dopo un anno e mezzo, di una crisi finora mediaticamente ben nascosta e la Fiat ergersi a madre industriale del Paese, e al di là dell’elementare tecnica retorica che abbina patriottismo e sensazione di protezione familiare, in appena 60 secondi si scorgono almeno tre inquietanti aspetti intorno a questo spot. Il primo è il paradosso dell’aumento della produzione in Italia mentre il piano prevede la chiusura di un polo industriale da duemila lavoratori come quello di Termini Imerese e l’imposizione di maggiore flessibilità per gli operai di Pomigliano d’Arco, perché in caso di mancato accordo con i sindacati si passerebbe al “piano B – minacciava ad aprile l’ad Marchionne – per nulla piacevole. Non uno scherzo, c'è la possibilità di prendere la baracca produttiva e impiantarla altrove”, il modo migliore, da italiani, di essere orgogliosi di Fiat. Non solo, ci sono altri due “beffardi” dettagli nel filmato: la Leo Burnett, agenzia commissionata, e pagata, da Fiat per la realizzazione dello spot non è italiana, bensì americana e la 500, dove un bimbo e un papà tranquillizzano un’intera nazione, be' ovvio, nemmeno quella è prodotta in Italia, ma in Polonia.
07.06.2010
Fausto Nicastro

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