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RICORSO CONTRO LA SOSPENSIONE DA PRESIDENTE

Parco, Pizzuto contrattacca:
“Una persecuzione politica”

Ora Angelo Pizzuto passa al contrattacco. E impugna davanti al Tar la sospensione da presidente del Parco delle Madonie decisa dal presidente Rosario Crocetta dopo un viaggio in Canada a spese della Regione. Per Pizzuto la sua sospensione è solo un atto arbitrario, immotivato e deciso solo per una delegittimazione politica del suo ruolo.
Nel ricorso gli avvocati di Pizzuto, tra cui l’ex assessore Gaetano Armao, sottolineano prima di tutto i meriti dell’ex presidente del Parco che sotto la sua gestione avrebbe avuto un rilancio di immagine e di qualità e avrebbe registrato un considerevole incremento del numero dei visitatori che nel primo semestre del 2013 sarebbero stati 600 mila.
Pizzuto enumera poi contesta, con una serie di rilievi formali, la legittimità del provvedimento riconducibili al mancato rispetto degli obblighi di motivazione, alla mancata comunicazione di avvio del procedimento e alla omessa nomina del responsabile del procedimento. Tutti atti previsti dalla normativa regionale. Anche lo strumento della sospensione “sine die” sarebbe illegittimo perché, secondo i legali di Pizzuto, la legge “riconosce all’amministrazione il potere di sospendere l'atto amministrativo prevedendo che la sua efficacia ovvero la sua esecuzione possono essere sospese, per gravi ragioni e per il tempo strettamente necessario, dallo stesso organo che ha emanato l'atto, ovvero da altro organo previsto dalla legge”. Insomma, bisognava indicare il termine della sospensione .
Il ricorso solleva un altro motivo di illegittimità sui fatti contestati a Pizzuto: come capo di gabinetto vicario dell’assessore all’Ambiente, Gianmaria Sparma (poi arrestato per lo scandalo della pubblicità istituzionale, avrebbe avuta una parte nell’organizzazione nel settembre dell’anno scorso di un viaggio in Canada al quale comunque Pizzuto non partecipò. Ebbe, sottolineano i suoi legali, i fatti contestati chiamano in causa Pizzuto in una qualità diversa da quella di presidente del Parco. Ne scaturisce la doglianza che il vertice politico regionale avrebbe scelto nei suoi confronti la strada di un atteggiamento persecutorio con una “pubblica denigrazione” e con “affermazioni calunniose e pretestuose”.
02.08.2013

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