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IL PADRE AVEVA TROVATO UN ALTRO LAVORO

La famiglia distrutta stava
per iniziare una nuova vita

L’ultimo viaggio della famiglia Di Maggio, annientata nella strage in galleria, era cominciato con un nuovo progetto di vita. Guglielmo avrebbe lasciato la sua macelleria di Patti per prendere da domani lavoro tra i banconi di un supermercato a Palermo. Sabato era stato preparato tutto per il trasferimento. L’auto, una Peugeot station wagon, era stata caricata delle cose essenziali. Guglielmo Di Maggio alla guida, la moglie Nunziatina al suo fianco. E sul sedile posteriore i due piccoli: Anna, 8 anni, e Nino di 6 anni.
Solo lui, il più piccolo, è scampato alla strage. E ora, in condizioni gravissime ma pare fuori pericolo, è nell’ospedale pediatrico Di Cristina. Era cosciente quando, in elicottero, è stato trasferito a Palermo e la prima cosa che ha chiesto ai suoi soccorritori è stata una sola: “Come stanno mamma, papà e Anna?”. Nessuno ha avuto il coraggio di dirgli la verità. Ci vorrà tempo per fargli pian piano prendere coscienza del fatto che la sua famiglia non c’è più.
Ma non resterà solo. Almeno questo è sicuro. Lo zio Raffaele, fratello gemello del padre, ha promesso che si prenderà cura di lui. Tutta la famiglia, che vive nella borgata palermitana di Boccadifalco, è pronta ad accoglierlo, ad accudirlo, a farlo crescere come un bambino normale. Progetti meritori che però non potranno mai cancellare il trauma di una tragedia infinita.
Da Boccadifalco era partito Guglielmo Di Maggio dieci anni fa per sposare Nunziatina e per avviare una nuova attività. Per un lungo tratto la nuova vita non gli ha procurato né pensieri né problemi. Ma qualche mese fa qualcosa è cambiato. Si sono manifestati problemi di salute, seguiti da un lungo ricovero al Policlinico di Messina e anche l’attività commerciale ne ha risentito.
La prospettiva di un nuovo lavoro sembrava la soluzione di tutto. Per Guglielmo Di Maggio, che a Palermo e al suo ambiente era rimasto fortemente legato, il ritorno alle origini era vissuto come l’inizio di una nuova vita.
Meritava una piccola festa. E per questo sabato la famiglia Di Maggio si era messa in marcia da Patti con l’animo aperto alla speranza. E invece tutto è stato distrutto nell’attimo fatale in cui l’auto di Guglielmo Di Maggio, 45 anni, si è schiantata nella galleria Battaglia dell’autostrada contro l’autocompattatore guidato da Rosario Sucato, 26 anni, che era sbandato e si era messo di traverso in mezzo alla carreggiata. Sucato, che nell’impatto è morto sul colpo, lavorava per una ditta di Bagheria e rientrava in sede dopo avere portato in discarica i rifiuti raccolti.
Di Maggio, la moglie, la piccola Anna sono morti subito. Nino si è salvato miracolosamente.
Dietro di loro c’era un’altra auto, una Clio, che come la prima non ha potuto evitare lo schianto mentre sopraggiungeva un autobus della Sais, l’unico che è riuscito a bloccare la corsa conclusa con un impatto più lieve sul groviglio di lamiere che si era intanto formato.
Ora si cerca di capire che cosa sia realmente accaduto prima di tutto a Sucato, protagonista del primo anello della tragica catena di incidenti. Si fa strada l’ipotesi che una delle cause determinanti della strage sia l’alta velocità. Ma questo lo diranno gli accertamenti coordinati dalla Procura di Termini Imerese e affidati alla polstrada e ai carabinieri.
A Boccadifalco e a Patti gli amici della famiglia Di Maggio sono sgomenti, smarriti e sconvolti dal dolore. I funerali si terranno a Patti domani, lunedì, nella chiesa del Sacro Cuore dove è stata allestita la camera ardente. Il sindaco ha proclamato il lutto cittadino.
30.03.2014

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