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I colori del profumo

La mostra "Cromatismi floreali" costituisce un vero e proprio ‘evento’ artistico-culturale, sia in relazione alla personalità e all’evoluzione pittorica di Franco D’Anna, sia in riferimento alla lunga e importante tradizione dei fiori come soggetto d’arte.
Franco D’Anna è pittore noto per il suo percorso artistico, ‘maturo’ già agli esordi, il quale, dall’arte cosiddetta ‘informale’ degli inizi della carriera, è giunto al perfezionamento della rappresentazione paesaggistica, aspetto pittorico in cui probabilmente lo stesso D’Anna meglio si identifica, senza mai abbandonare il disegno a china, nelle sue molteplici possibilità espressive e tematiche. Oggi, però, presenta una collezione di cinquanta opere che costituiscono una novità e, direi, una ‘deviazione’ dalla strada che aveva percorso fino a qualche anno fa e che, in realtà, continua a percorrere.
Se le tele ‘floreali’ costituiscono un elemento nuovo nelle carriera pittorica di D’Anna, vorrei spingermi a dire che sono un’esplosione di novità anche nel lungo cammino delle rappresentazioni floreali della storia dell’arte, in particolare per la modalità di rappresentazione dei soggetti, caratterizzata sia dalle dilatazioni che amplificano i caratteri del singolo fiore, al punto che qualche tela non riesce a contenerlo integralmente ma ne rappresenta solo un frammento, sia dai giochi di luce e colore, che ora sfumano nelle trasparenze e nell’etereo, ora si vivacizzano nell’incontro di colori accesi e contrastanti.
La presenza dei fiori nell’arte, e in particolare nella pittura, vanta una tradizione lunghissima, proprio per il valore che viene attribuito ai fiori, i quali da sempre accompagnano i momenti fondamentali dell’essere al mondo dell’uomo e che, con la loro dimensione effimera e delicata, diventano espressione della vita, dell’amore, della morte.
Metafora della caducità esistenziale, sono sempre sbocciati sulle tele degli artisti, assumendo una funzione diversa, ora decorativa, ora simbolica. Ma è a partire dall’età umanistico-rinascimentale, anche per l’affermarsi dell’idea di uomo ‘integrale’, scienziato e artista, che i fiori acquistano una ‘dignità’ nel mondo dell’arte (basti pensare ai disegni di fiori di Leonardo da Vinci), insieme alle più generiche nature morte.
Caravaggio darà impulso al nuovo genere pittorico, ad esempio con la sua Natura morta con fiori e frutta, e nel Seicento i fiori diventeranno protagonisti e non saranno più dipinti solo in funzione di figure storiche, religiose o mitologiche: simbolo di questa autonomia conquistata potrebbe essere considerata La fiasca fiorita, di autore ignoto.
Proprio nel Seicento, Mario Nuzzi, detto Mario de’ Fiori, produsse un considerevole numero di opere aventi come soggetto le composizioni di fiori, sia nelle forme proprie del genere natura morta, sia come cornice di figure sacre o profane.
Sarà comunque l’Ottocento, con i grandi artisti romantici, realisti, impressionisti, simbolisti a reinterpretare il tema dei fiori, tra tradizione e innovazione: così se Francesco Hayez nel 1842 dipinge Pensiero malinconico in cui un vaso di fiori ormai spenti, con petali caduti, sottolinea il sentimento della fanciulla protagonista della tela, nel 1881 avrebbe fatto di un vaso di fiori il protagonista assoluto di un dipinto; e se Courbet in qualche modo perpetua il tema tradizionale delle composizioni di fiori, Manet, accanto ai fiori in vasi di cristallo, dipinge steli di peonie con accanto le forbici, come a dire che i fiori risplendono su uno sfondo di morte. E se i fiori saranno oggetto di attenzione particolare di Cézanne, di Renoir e di tutti gli impressionisti nel loro tentativo di cogliere l’istante, sarà Monet con le sue ninfee a realizzare le ‘impressioni’ del suo giardino acquatico di Giverny, dipingendo circa 250 tele e poi sarà Van Gogh, con la svolta postimpressionista, a creare la serie dei ‘girasoli’, tra naturalismo ed espressionismo, trovando, entrambi, nel tema dei ‘fiori’ un luogo ideale di sperimentazione e innovazione pittorica.
Senza dimenticare il ruolo delle immagini floreali nell’Art Nouveau e nell’Art Déco, si entra pienamente nel Novecento, in cui la pittura di fiori acquista connotazioni sempre più fortemente simboliche e i valori cromatici e formali diventano sempre più espressione dell’interiorità dell’artista.
L’attenzione per i fiori attraversa tutto il Novecento pittorico, da Picasso ad Andy Warhol fino a Georgia O’Keeffe, pittrice statunitense (1887-1986) che ha dedicato a questo soggetto gran parte della sua produzione artistica, rinnovando il tema e la sua rappresentazione, creando fiori giganti. “Quando prendi un fiore in mano e lo guardi — ha osservato una volta — è il tuo mondo in quel momento. Voglio dare quel mondo a qualcun altro. Così l’iris nero è un fiore-mondo. Visto in tutti i suoi dettagli botanici come attraverso la lente di un microscopio, o fotografato con un potentissimo zoom. Il quadro è infatti enorme. L’oggetto che rappresenta è ingrandito più di quaranta volte. Questa macro-pittura finisce per trasformarlo in una figura astratta, una sinfonia armoniosa di colore e linea, dipinta a olio con una sbalorditiva sicurezza” (Melania Mazzucco, La Repubblica, 12 maggio 2013).
Ho voluto, attraverso una sintesi estrema, ripercorrere le tappe fondamentali della storia della pittura floreale (consapevole dei tagli che ho operato e dei vuoti che ho lasciato) per dimostrare l’affermazione iniziale, per cui questa mostra costituisce un ‘evento’: in realtà, pur essendo un tema che vanta un percorso di più secoli, non ci sono dei veri precedenti rispetto all’attività creativa di D’Anna nella storia dell’arte e l’unico confronto potrebbe istituirsi proprio con l’ultima artista citata, Georgia O’Keeffe, ma facendo emergere più le differenze che le somiglianze. La O’keeffe, partendo da presupposti realistici, approda ad una sorta di stilizzazione astratta, si concentra su un particolare aspetto, lo amplifica ma nello stesso tempo lo semplifica, appiattendolo sulla tela: un esempio per tutti, Astrazione, rosa bianca. Franco D’Anna, invece, ci regala i suoi fiori con tutta la potenza di un occhio che ha saputo guardare, osservare, scrutare anche nelle cavità più nascoste, con la curiosità mai sazia di scoprire i segreti di un mondo che, anche da un punto di vista strettamente scientifico, ha cambiato l’aspetto del nostro pianeta. Li ha analizzati, i suoi fiori, con l’attenzione di un botanico che cerca di comprendere come essi, a partire da oltre 100 milioni d’anni fa, quando fecero la loro prima comparsa in un mondo dominato fino ad allora da felci e conifere, cominciarono a dare un volto nuovo alla nostra terra, diversificandosi rapidamente in moltissime varietà, grazie anche alla brevità del loro ciclo vitale e affidando prima al vento e poi agli insetti, quando si ‘attrezzarono’ di petali variopinti, il compito della impollinazione.
Pittura realistica quella di Franco D’Anna, di un realismo così attento da confluire in qualche momento nell’iperrealismo, che come genere ha la caratteristica di basarsi sulla riproduzione fotografica della realtà, in questo caso una fotografia potentemente ingrandita; un realismo che sfocia nel surrealismo quando, in certe tele, il gioco delle forme e dei colori delle parti più intime dei fiori (in particolare le orchidee) rinviano ad una dimensione quasi onirica ed inconscia, in cui è insistente l’allusione alla sfera della sessualità.
I fiori di Franco D’Anna hanno abbandonato totalmente sia l’aspetto decorativo, essendo i protagonisti assoluti delle tele, dalle quali è scomparso qualsiasi altro elemento figurativo (solo per le ninfee, inevitabilmente, è presente l’acqua), sia la tradizione della natura morta, perché in queste tele c’è tutta la vita che palpita, attraverso la surreale sensualità delle orchidee, delle delicate sfumature delle peonie, delle schizzanti esplosioni delle dalie, della placida limpidezza delle ninfee, della purezza incantata dei gigli, della corposa rotondità dei tulipani. E poi le rose, caste e passionali, pudiche e carnali, attraversate da mille riflessi, che ora donano una plasticità scultorea come una calda passione in cui vivere tutta la forza del colore, ora un’avvolgente sensualità nei petali diventati un drappo setoso che cattura lo sguardo e il cuore, come un morbido abbraccio nel quale perdersi attraverso labirintiche volute, ora si affievoliscono nei petali delicati di una rosa dai colori sfumati, ora scompaiono candidamente nella rosa bianca.
E il nostro artista, che ha curato personalmente l’ordine delle opere, nella mostra come nel catalogo, operando scelte ispirate al principio dell’equilibrio e dell’armonia, alternando sapientemente i quadrati, i rombi e i rettangoli delle sue tele, ha posto in copertina Riflessi di luce, una rosa che in sé accoglie ed esalta vari colori, emanandone quasi i profumi, petali dell’anima in grado di fare vibrare le sfumature dei sentimenti. L’esposizione si apre con la peonia bianca, dove le lievi pennellate di colore sono sovrastate dall’abbagliante restituzione della luce all’osservatore, un chiarore che giunge quasi alla trasparenza, e si chiude con i gigli di Sant’Antonio, il cui candore è interrotto solo dall’arancio degli stami e dal verde dei pistilli. Tra queste due bianche emozioni, tutta la gamma di sentimenti, forme e colori: dal fondo nero emerge la passione dei petali rossi della rosa, la gioia luminosa della rosa gialla, il brivido elettrizzante di quella blu, la voluttà di quella rossa; e poi, da un fondo di foglie, la bellezza assoluta della rosa bianca, il pudore e al contempo la provocazione del filodendro, l’eleganza dei tulipani, soprattutto quando diventano calici su fondo bianco, il meraviglioso aprirsi dei petali del crisantemo ad accogliere la luce e lo sguardo, la seduzione delle orchidee e le tele completamente occupate da questi protagonisti profumati, dove non può esserci spazio nemmeno per uno sfondo: un percorso attraverso la vita dei fiori (organo riproduttivo delle angiosperme), caratterizzato dalla curiosità dell’artista nel ricercare i particolari più intimi di questo mondo così esplosivo e trionfante, ma nello stesso tempo così segreto e nascosto.

(Dal catalogo della mostra)
25.10.2014
Rosalba Gallà

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