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QUESTIONE DI ORE LA DICHIARAZIONE DI RESA

Il Comune di Cefalù corre
verso il dissesto finanziario

Tutto quello che si poteva fare è stato fatto. Ma alla fine la corsa verso il dissesto per il Comune di Cefalù sembra che stia per arrivare alla meta. Il colpo finale lo hanno assestato i creditori, e soprattutto quelli che vantano le cifre maggiori, che hanno deciso di bussare alle case tutti insieme e con particolare veemenza. Se ci sia una strategia politica dietro l’affollarsi delle pretese non si sa e non si può dire. Resta la singolare concomitanza delle ingiunzioni di pagamento anche da parte di creditori che invece avevano accettato e perfino sottoscritto l’impegno per una rateizzazione del credito.
L’operazione era stata concordata e inserita nel piano di ripianamento finanziario approvato anche dalla Corte dei conti. Tutto questo accadeva a maggio. Da quel momento il Comune, per restare entro l’alveo del risanamento, ha cominciato a pagare. Solo “Sorgenti Presidiana”, il principale creditore, ha avuto il 29 agosto scorso 200 mila euro. Doveva ridurre quella cifra la massa debitoria accumulata nel tempo nei confronti della società che gestisce il servizio di potabilizzazione e che ha avuto riconosciuto il suo credito da un lodo arbitrale del 2009 divenuto inoppugnabile e da una sentenza del Tribunale di Termini Imerese, anch’essa definitiva. Malgrado l’impegno per la rateizzazione del credito, questa estate “Sorgenti Presidiana” ha accelerato all’improvviso i tempi di esazione e ha notificato al Comune un’ingiunzione di pagamento con la formula esecutiva.
Il Comune si è così trovato da un momento all’altro a gestire una nuova emergenza per debiti che vengono da lontano e che si sono formati con le giunte precedenti. La nuova amministrazione di Rosario Lapunzina si è trovata a fare fronte a una pressione finanziaria con le scarse risorse disponibili. In questi mesi sono state battute tutte le strade possibili per scongiurare il disastro che, con l’imminente dichiarazione di dissesto, peserà non solo sulle casse del Comune ma anche sulle tasche dei cittadini: saranno ridotti i servizi, saranno aumentate le pressioni fiscali, saranno tagliate le risorse destinate allo sviluppo. Con i commissari ministeriali, che si piazzeranno in Municipio, comincerà una stagione di stretto controllo dei conti e all’amministrazione comunale resterà solo il compito di gestire le spese correnti, anche qui con un’attentissima e robusta cura da cavallo. Chi sta imponendo questa accelerazione sa dunque quale meccanismo si sta innescando.
Nei giorni scorsi, per mettere tutti di fronte a una situazione sul punto di esplodere, il sindaco Rosario Lapunzina ha scritto una nota allarmata al collegio dei revisori dei conti, al segretario generale, al responsabile del servizio economico e finanziario del Comune, a tutti i consiglieri comunali.
La nota ricostruisce tra l’altro la storia del contenzioso con “Sorgenti Presidiana”. Il debito del lodo arbitrale, ricorda Lapunzina, “risulta inserito tra quelli per i quali i creditori hanno firmato una convenzione di rateizzazione”. Poi è stato riconosciuto un credito di 2 milioni e 604.688 euro oltre a interessi. Il Comune ha inserito debito tra le passività potenziali, “essendo a quella data pendenti i termini per l’impugnazione e in quanto il lodo non era stato notificato al Comune con formula esecutiva”.
Il Comune di Cefalù ha, quindi, impugnato il lodo arbitrale davanti alla Corte di appello di Palermo e ha predisposto il mandato di pagamento per i creditori che avevano firmato le convenzioni di rateizzazione tra cui la società di potabilizzazione.
Ma intano il primo agosto 2014 la società ha notificato con formula esecutiva al Comune di Cefalù copia del lodo arbitrale del 31 maggio 2013. Successivamente ha promosso un giudizio di ottemperanza davanti al Tar del lodo arbitrale del 2009, giudicando risolta la convenzione di rateizzazione. In sostanza, non accetta più la rateizzazione dei pagamenti, che pure era stata concordata, e vuole i soldi immediatamente. Così dice in un ricorso presentato meno di un mese fa, il 13 ottobre 2014. È una pretesa che, secondo il sindaco, ha un fondamento “del tutto arbitrario e ingiustificato”. Il Comune ha chiesto la sospensione dell’esecuzione e il 23 ottobre il presidente della Corte d’appello l’ha accolta in via provvisoria, fino alla data dell’udienza collegiale fissata per il 17 dicembre 2014.
Il quadro del disastro però non è completo. Il sindaco scrive che nel frattempo sono stati notificati da altri creditori al Comune decreti ingiuntivi non inclusi nel piano di riequilibrio per altri 738.310 euro. Ai quali si aggiungono sentenze che condannano il Comune a riconoscere e pagare altri 4 milioni e 18.482 euro per debiti fuori bilancio. Anche questi sono debiti che vengono dal passato quando il controllo della spirale di indebitamento non era forse la prima preoccupazione amministrativa.
Che potrà accadere adesso? La strada sembra praticamente segnata. I debiti delle passate amministrazioni e la pressione dei creditori mandano per aria il castello del piano di ripianamento contabile. E la dichiarazione di dissesto è solo una questione di ore.
18.11.2014

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