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UN DOSSIER SULLE COLPE DEL PASSATO

Atto d’accusa dei revisori
sul dissesto di Cefalù

Solo per leggere il dossier del collegio dei revisori dei conti il presidente del consiglio comunale Antonio Franco ha impiegato quasi due ore, con un’interruzione di alcuni minuti perché a un certo punto anche l’illuminazione è andata in tilt. E alla fine i consiglieri hanno avuto un quadro impressionante e illuminante del dissesto finanziario del Comune. O meglio delle sue cause e delle responsabilità, descritte in modo chiaro e puntuale, che vengono imputate alle precedenti amministrazioni: quelle in carica tra il 1999 e il 2012. È da lì che vengono tutti i guai giunti al pettine solo ora dopo anni di cattiva gestione delle risorse pubbliche. Lo dice con la crudezza dei numeri e delle procedure seguite la relazione dei revisori, un vero atto d’accusa che spiega come si è formato il dissesto sul quale il consiglio comunale è chiamato a pronunciarsi. La seduta di ieri non è bastata. Si proseguirà giovedì. Ma l’esito è praticamente scritto. I revisori hanno infatti accertato che “la massa debitoria è tale, per entità e natura, da non poter essere ripianata con le risorse disponibili”. Prendono quindi atto della relazione del responsabile del settore economico finanziario del Comune che attesta l'impossibilità di poter far fronte alla massa debitoria, “sia quella inserita nel piano di equilibrio sia quella accertata successivamente alla sua approvazione”.
Il dossier dei revisori, letto davanti a un consiglio ammutolito e disorientato, ripercorre le tappe del dissesto segnalato già nella relazione dell’ispettore ministeriale Giuseppe Vallante, in quella degli ispettori regionali e nelle determinazioni recenti della Corte dei conti. È un percorso da brividi quello che è stato tracciato a partire dalle “gravi criticità” dell’esercizio 1999. Ma i passaggi più pesanti si possono rintracciare nella relazione di Vallante per il periodo 2003-2006 che parla di “gestione di cassa approssimativa”, “disordine contabile”, “residui attivi inesistenti”, “grave crisi di liquidità”, “debiti fuori bilancio non fatti emergere”. Il quadro che ne emerge è dominato da “elementi di assoluta gravità” tale da indurre l’ispettore a parlare di “incredibile vicenda” caratterizzata da una “gestione approssimativa che si è espressa talvolta con fenomeni eclatanti”. Insomma, assoluto disordine e addirittura “marasma” contabile.
Ad appesantire il quadro dei conti del Comune sono i risultati di un’indagine del servizio ispettivo della Regione per gli esercizi 2008-2009-2010 (giunta Guercio). Gli ispettori si trovano davanti a “risultati di gestione contabilmente errati”, crediti inesigibili, criticità debiti fuori bilancio, “uso disinvolto delle anticipazioni di tesoreria”.
E poi c’è la Corte Conti che giudica inattendibili i risultati di amministrazione 2008-2009, accerta l’incapacità dell’ente di assicurare servizi indispensabili alla cittadinanza, trova una situazione finanziaria gravissima, caratterizzata da un progressivo peggioramento da mettere in relazione alle “misure insufficienti a garantire gli equilibri”. Riconosce poi che, con l’amministrazione di Rosario Lapunzina, c’è stato un “enorme sforzo del Comune” per riportare la situazione a una condizione di equilibrio mentre nel passato il quadro vero dei conti era “occultato da irregolarità e scarsissima trasparenza” ed era caratterizzato da crisi di liquidità, insufficiente controllo della spesa, eccessivo ricorso all’indebitamento.
La relazione dei revisori fa un’elencazioni molto dettagliata dei punti neri della contabilità comunale. Parla di imponenti residui passivi, debiti fuori bilancio per oltre 12 milioni, mancanza di liquidità di cassa, esecuzioni forzate per oltre 3 milioni, condizione di insolvenza, mancata approvazione del piano di riequilibrio. E come se non bastasse lo sforzo della giunta Lapunzina è stato definitivamente frustrato dalla decisione di alcuni creditori, in primo luogo la società “Sorgenti di Presidiana”, di revocare l’accordo di rateizzazione dei debiti. Solo uno, Pasqualino Di Marco, ha confermato l’accordo. Tutti gli altri sono passati all’incasso con sentenze esecutive e decreti ingiuntivi.
Tutto questo ha vanificato il piano di riequilibrio pluriennale preparato dal Comune ed ha aperto la strada alla dichiarazione di dissesto che sarà deliberata dal consiglio comunale nella seduta del 26 febbraio.
25.02.2015

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