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CEFALÙ CHOCCATA DALL’ANNUNCIO

Punto nascite, cresce la rabbia
Il Pd: “Ora la protesta civile”

Il sindaco ha prospettato la possibilità di un ricorso al Tar. E il Pd, il suo partito, propone di promuovere “forti iniziative di protesta civile”. A Cefalù esplode la rabbia per la decisione dell’assessore regionale Lucia Borsellino di mandare avanti le procedure di chiusura del punto nascite. La protesta comunque serpeggia in città e nel web con critiche spietate nei confronti di un provvedimento che si sperava di evitare. Lo consigliava prima di tutto l’elevata efficienza e qualità dei servizi offerta dall’ospedale, ma anche il trend di crescita dei parti che nel 2014 sono stati 470: appena 30 al di sotto della soglia minima dei 500 fissato come limite indispensabile per il mantenimento dei centri.
La Regione non ha preso in considerazione altri parametri e per questo, con Cefalù, proprio ieri è stata decisa la chiusura dei punti nascite di due grandi città come Licata e Paternò.
La notizia che sta agitando Cefalù è arrivata i giorno dopo la firma del nuovo statuto della Fondazione Giglio che di fatto apre il nuovo corso dell’ospedale, diventato totalmente pubblico dopo l’uscita del San Raffaele. Il primo a essere colto di sorpresa è stato il sindaco Rosario Lapunzina che ha appreso da un lancio dell’Ansa l’annuncio della chiusura. Ha reagito parlando di decisione “inaccettabile e ingiusta” e ipotizzando un nuovo ricorso al Tar per annullare il provvedimento.
Ora anche il Pd si prepara a dare battaglia. Il segretario del circolo cefaludese, Daniele Tumminello, condivide innanzitutto l’idea di ricorrere contro il nuovo piano regionale sanitario, esprime “indignazione verso l’assunzione di scelte che consideriamo già da tempo sbagliate” e pensa che “l’improvvisa accelerazione con la quale si è arrivati alla firma del decreto” sia da attribuirsi “alle dichiarazione rese dal ministro Lorenzin che preannunciava il commissariamento della sanità siciliana, in seguito alla triste vicenda che ha coinvolto la bimba di Catania”.
Il Pd intende coinvolgere i deputati regionali e nazionali del Pd e valuta anche la “messa in atto di forti iniziative di protesta civile, che possano essere utili a riconsiderare la decisione presa”.
27.02.2015

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