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10.07.2012
Riccardo Gervasi
Riccardo Gervasi
Sembra ormai il nuovo tormentone dell’estate cefaludese 2012: l’Edoardo Croci show potrebbe continuare sino al 9 ottobre, quando la giustizia amministrativa si esprimerà in merito alla regolarità o meno delle elezioni del 6 e 7 maggio. Intanto non ci resta che goderci lo spettacolo. Perché di spettacolo si tratta.
Il professore che continua a parlare milanese, dopo aver presentato ricorso per l’annullamento delle elezioni, si è pure cimentato in commenti moralistici. A suo dire non sarebbe eticamente corretto il comportamento del sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina, perché durante la campagna elettorale “ha fatto tutto il possibile perché l’incandidabile Sgarbi rimanesse candidato”. Peccato però che all’economista bocconiano – allievo di un altro e ben più alto emerito della Bocconi, il presidente del Consiglio, Mario Monti – sia sfuggito un piccolo particolare: la permanenza nelle liste elettorali dell’incandidabile critico d’arte ferrarese non è stata decisa dall’allora candidato sindaco Lapunzina, né lo stesso può aver avuto il potere di influire su certe decisioni. E comunque, a prescindere da come effettivamente siano andate le cose, ciò che appare certo – se non altro per la sua evidenza – è il distacco che c’è stato tra Saro Lapunzina e Edoardo Croci: quasi 1200 voti di differenza la dicono lunga sull’esito finale e sulla scelta degli elettori. Sgarbi o non Sgarbi, Cefalù ha bocciato chi pensava a questa cittadina come a un proprio feudo da amministrare per interposta persona.
Una “pizza” sicuramente amara da digerire per quanti credevano di poter rimettere le mani sulla città presentandosi sotto le spoglie di un economista ambientale della Bocconi. Un uomo che più volte non ha mancato occasione di dichiararsi un amministratore indipendente dai partiti, ma che invece ha più volte parlato un linguaggio molto noto negli ambienti berlusconiani dimostrando di essere legato mani e piedi alle logiche del Pdl. E che adesso, prima firmando il ricorso per l’annullamento delle elezioni e poi intervenendo con le sue non richieste lezioni di etica pubblica, ha finito per fare il gioco di quei personaggi saliti con lui sul palco di piazza Duomo. Il gioco di chi non ama certamente Cefalù, ma vi vede solo l’esito di una sconfitta elettorale e la perdita di un importante avamposto in termini di potere.
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