È per me un vero onore intervenire a conclusione di questa importante settimana della Cultura ebraica a Cefalù, per l’organizzazione della quale ringrazio il consiglio di amministrazione della Fondazione Mandralisca e, in particolare, la dottoressa Teresa Triscari.
Solo lieto di prendere parte a questa tavola rotonda legata a un tema così importante e così drammaticamente attuale come quello della “Memoria”. Ritengo, infatti, che tanti mali della società attuale derivino da un fenomeno di cancellazione della memoria che fa sì che l’umanità ripiombi in errori compiuti in passato. Mai come oggi occorre, dunque, mantenere viva la memoria.
Cefalù ha un legame storico molto forte con la cultura ebraica in quanto nei secoli passati era sede di una Giudecca, un quartiere ebraico, il cui nome è ancora vivo nella nostra toponomastica. Quel luogo rappresentò uno dei tasselli di quella convivenza tra culture diverse che fu il sogno del gran re “Ruggero II” fondatore della nostra Basilica – Cattedrale, ideale universale di convivenza, fratellanza e arricchimento reciproco che, in parte, fu tradito dalle generazioni successive, le quali preferirono l’intolleranza. Di questo cambio di prospettiva fu esempio “l’Editto di espulsione degli ebrei del Regno” (del 1492) a seguito del quale anche la nostra Giudecca si spopolò.
Salvaguardare la memoria della tragedia della Shoah è, dunque, un imperativo morale perché la sua importanza è legata all’influenza che essa esercita sul nostro tempo e sulla maniera in cui ci si adopera per preparare il futuro.
Il trascorrere della vita deve portare ognuno di noi a riflettere su quanto sia importante fermarsi su ciò che è accaduto analizzandone le cause e le conseguenze. Oggi, più che mai, vi è la necessità di ricordare affinché la memoria sia come una goccia che scava nella pietra lasciando un segno duraturo.
Occorre ricordare per non dimenticare, non dimenticare per non correre il rischio di dover rivivere periodi storici drammatici, non dimenticare per non commettere gli errori e gli orrori del passato, poiché, com’è scritto sul muro del campo di sterminio di Auschwitz “ chi non conosce la storia sarà costretto a riviverla”.
È dunque con viva soddisfazione che porgo il mio plauso per questa iniziativa incentrata sul valore della memoria, e che desidero diventi un appuntamento fisso nel calendario annuale degli appuntamenti culturali della nostra città, perché, come diceva un letterato: “quando arriva la conoscenza arriva anche la memoria”.
Oggi siamo qui per conoscere i fatti, farne memoria e non sottovalutare i forti pericoli che incombono nel mondo. Finché uomini saranno perseguitati per la loro etnia, lingua, religione bisognerà sempre mantenere viva la memoria.
La giovane Anna Frank nel suo diario si chiedeva perché tanta cattiveria. Noi non siamo in grado di dare una risposta ma possiamo tenere alta la guardia dal ripetersi di queste tragedie soltanto se sapremo scorgere le avvisaglie del male che si annida in fenomeni di discriminazione o in stupidi preconcetti razzisti. Forse, nel XX secolo, tanto male nacque proprio da una tragica sottovalutazione.
Momenti di riflessione come questo sono tanto più opportuni in quanto ci forniscono l’occasione per riflettere su questi fatti e respingere, con estrema durezza, ogni tentativo di giustificazione o di negazione.
Nel fare questo creeremo le basi per un futuro migliore e renderemo giustizia alle vittime di tanto orrore, poiché, come sosteneva uno studioso della Shoah, “ricordando i morti possiamo dare un insegnamento ai vivi. Quello che accade a una comunità riguarda tutti perché nessun essere umano è solo nel mondo, solo Dio è solo”.
* Sindaco di Cefalù