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CREATO SOTTO L’INFLUENZA DI LEONARDO

A San Mauro si riscopre l’antico ostensorio dei papi

Sulla terrazza della Badia a San Mauro Castelverde stasera alle 19 si parlerà di un sacro gioiello antico: l’ostensorio dei papi con due frammenti della Sacra Croce di Gesù. All’incontro interverranno Giovanni Nicolosi, assessore ai Beni culturali di San Mauro, Sophie Bonetti, critica d’arte e restauratrice, e don Giuseppe Amato, parroco di San Mauro Castelverde. Il reliquario in argento dorato, rifinito nei minimi particolari, presenta nella base alcune scene della passione di Cristo (ultima cena, orazione nell’orto degli ulivi, flagellazione) realizzate con la tecnica dello smalto e del cesello. La critica d’arte Bonetti, formatasi negli Stati Uniti, da tempo si sta occupando dell’ostensorio presente a San Mauro. Dagli ultimi studi è emerso che esistono quattro esemplari, di cui due conservati al Metropolitan Museum di New York, uno in Toscana e il quarto a San Mauro. Quello presente in Sicilia sembrerebbe l’unico originale mai ritoccato. Inoltre sembrerebbe superata la tesi di chi sosteneva, come l’orafo ottocentesco Salvatore Salerno, che l’opera, per la sua armonia nel disegno e per la perfezione degli smalti e delle cesellature, sia stata realizzata dall’orafo rinascimentale Benvenuto Cellini. Sarebbe invece da attribuire a una bottega orafa lombarda che fu sicuramente influenzata, per la presenza dello sfumato e della prospettiva nelle scene dipinte, dalla presenza in quel periodo nella regione degli Sforza di Leonardo da Vinci. Controversa e interessante la storia dell’opera che nella prima parte della propria vita fu utilizzata dai papi direttamente presso il Vaticano e successivamente arrivò nella parrocchia di San Giorgio a San Mauro. Fino al papa Urbano VIII (1623-44) il reliquario veniva utilizzato per la processione del Corpus Domini. Sarà il papa Innocenzo X (1644-55) a sostituirlo con un altro ostensorio più moderno. La stauroteca giunse in paese grazie a don Vincenzo Greco, parroco originario di San Mauro che a Roma godeva della protezione della sorella del pontefice Innocenzo X, monaca nel monastero di Santa Marta dove il parroco era confessore ordinario. I due frammenti della croce furono inseriti nel reliquario in un secondo momento. Infatti quando veniva usato dai papi il giorno del Corpus Domini al posto dei due frammenti della croce sulla mezza luna veniva messa l’ostia consacrata. Sarà la sorella del pontefice che farà dono dei due frammenti della sacra croce a don Vincenzo Greco. A sua volta il parroco fece dono della reliquia alla matrice di San Giorgio come appare nell’atto di consegna alla presenza del notaio Pietro Agnello nel 1663. Dello stesso anno è l’autentica di questa reliquia scritta su pergamena a Roma. A San Mauro, fin dal suo arrivo, la reliquia si portava in processione il 14 di settembre per la festa dell’esaltazione della sacra croce. Dopo un’assenza di più di cinquant’anni dai riti religiosi maurini, il nuovo parroco don Giuseppe Amato negli ultimi due anni l’ha utilizzata per le celebrazioni dei venerdì di quaresima e per l’orazione del venerdì santo.
11.08.2012