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I BOSS PENSAVANO A UNA CUPOLA DI PROVINCIA

Blitz antimafia: 33 arresti fra San Mauro e Trabia

Fra le vittime l’ex sindaco di Cerda
Dalle estorsioni alle intestazioni fittizie di beni: c’è un largo spettro di accuse nell’ordinanza del gip di Palermo che ha fatto scattare un’operazione antimafia nei mandamenti di Trabia e San Mauro Castelverde con 33 arresti (24 erano già in carcere, 9 sono stati arrestati nella notte). Il provvedimento è stato chiesto, al culmine di una lunga indagine, dalla Dda. I 33 indagati devono rispondere a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, rapina, furto, illecita detenzione di armi, intestazione fittizia di beni e trasferimento fraudolento di valori aggravati dal metodo mafioso. Contestualmente i carabinieri della compagnia di Termini Imerese stanno ponendo sotto sequestro preventivo imprese riconducibili ai sodalizi mafiosi. L’operazione, frutto di una manovra investigativa sviluppata dalla compagnia carabinieri di Termini Imerese in direzione dei mandamenti di Trabia e San Mauro Castelverde, ha consentito di svelare gli assetti di vertice delle articolazioni di Cosa nostra, nonché dei rapporti con gli esponenti delle “famiglie” limitrofe. Sono stati, inoltre, documentati numerosi reati espressione della capacità di intimidazione e controllo del territori. L’indagine si è sviluppata a partire da un episodio di quattro anni fa che ha avuto per protagonista il sindaco di Cerda del tempo, Andrea Mendola. Fu costretto a fuggire perché non si era mai piegato alla mafia. Subì anche l'incendio di tre auto e per questo prima si rivolse al prefetto e poi si dimise lanciando una denuncia: "Sono stato lasciato solo". Le intimidazioni rispondevano a una precisa strategia criminale: “Ci dobbiamo prendere il paese nelle mani" dicevano i boss che non immaginavano di essere intercettati. Le indagini si sono concentrate sui due mandamenti di Cosa nostra di Trabia, guidato da Diego Rinella, e di San Mauro Castelverde, capeggiato da Francesco Bonomo ritenuto un elemento di collegamento fra le cosche di Palermo e quelle Agrigento. Dalle intercettazioni affiora il disegno di ricostituire una struttura di vertice di Cosa nostra sul modello di quella che una volta era la “cupola” mafiosa. E su quel profilo criminale erano riprese anche in provincia le solite attività: dalle estorsioni alle intimidazioni nei confronti di chi cercava di opporsi. Quattro anni fa furono per questo presi di mira due imprenditori agricoli di Sclafani Bagni ai quali vennero incendiati quattro trattori e un bobcat. Accertate altre quattro estorsioni ai danni di un imprenditore che stava realizzando villette in contrada Sant'Onofrio di Trabia, a un’impresa che stava realizzando una scuola a Termini Imerese, a una ditta che stava ristrutturando l'ex cinema Trinacria di Polizzi Generosa e all'impresa che si era aggiudicato l'appalto per ristrutturare l'ex carcere di Castelbuono.
31.05.2016