Un coro di no a Marchionne:
“Non ci liquida in dieci minuti”
Dopo l’annuncio ufficiale di Sergio Marchionne, ad Fiat, del piano di riconversione dello stabilimento di Termini Imerese che, a partire dal 2011, non produrrà più automobili, il ministro per lo Sviluppo economico sembra ormai rassegnato e punta a salvare quanti più posti di lavoro possibile attraverso una riconversione non troppo drastica: “Qualora non ci fosse la possibilità di sviluppo della produzione auto dopo il 2011, ci deve essere lo sviluppo di una diversa realtà industriale” – ha detto il ministro – “Noi vogliamo sviluppare la realtà industriale di Termini”.
Posizione che ha attirato critiche sia dal mondo sindacale che da quello politico. “Non ci siamo. Su Termini Imerese chiedo al ministro Scajola di sentire il sindacato non alla fine del percorso per la costruzione del piano, ma durante” – ha dichiarato il segretario nazionale della Cgil Guglielmo Epifani – “Altrimenti si arriva ad un progetto chiuso senza la possibilità per il sindacato di dire la propria opinione. Mi aspetto che ci convochi in questi giorni”. Per quanto riguarda il cosiddetto “Piano Italia” da stabilire di concerto tra il Lingotto e il governo, il segretario Cgil ha espresso una dura critica: “Sembrerebbe uno scambio tra Termini Imerese che non produrrà più auto ed una disponibilità a produrre altrove. Ma in Italia – ha aggiunto – c’é una capacità produttiva di 2 milioni di auto. Messa così non mi pare che ci siamo”.
Raffaele Bonanni, segretario nazionale della Cisl, ribadisce la netta posizione già espressa in questi giorni: “Nemmeno un euro di incentivi statali alla Fiat se si perdono posti di lavoro negli stabilimenti italiani”.
Roberta Polverini, segretario nazionale Ugl, dichiara: “L’impegno di Fiat per l’Italia, ribadito da Marchionne, deve tradursi nella salvaguardia di tutti i posti di lavoro e delle attività delle fabbriche, a partire da Termini Imerese”.
Vincenzo Comella, segretario provinciale Uilm Palermo, attacca sia il ministro che la Fiat: “Termini Imerese è una realtà che produce da quarant’anni, non si liquida in un incontro di dieci minuti” – ha dichiarato – “Non è concepibile che Marchionne abbia chiaro che non si produrranno più auto a Termini Imerese già dal 2011, e non abbia idea di cosa si vuol fare di Termini Imerese dopo” – continua – “Tutto questo da parte nostra è inaccettabile e difenderemo i nostri posti di lavoro, anche quelli dell’indotto. Ci auguriamo che l’impegno del ministro Scajola e del governo riesca a modificare la scelta confermata dalla Fiat oggi, altrimenti ci sarà una lunga stagione di mobilitazione non solo dei lavoratori ma dei siciliani tutti”.
Sergio D’Antoni, ex leader della Cisl, oggi deputato del Pd, attacca apertamente il ministro Scajola: “Ambigue le parole del ministro, che non fuga i dubbi di un accordo al ribasso per l’impianto produttivo siciliano. Non si capisce” – aggiunge – “Per quale motivo lo stabilimento isolano non possa puntare alla produzione automobilistica a partire da un contratto di programma con cui superare le diseconomie e rilanciare il ruolo della ricerca”. Il vice presidente della commissione finanze della Camera poi attacca anche il governo regionale: “Brilla l’immobilismo del governatore Raffaele Lombardo, che solo ieri lodava le dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico. Dica, Lombardo, se condivide l’idea di allontanare la produzione automobilistica dalla regione. O se, come ci auguriamo, vorrà battersi sul tavolo delle trattative per salvaguardare la produzione automobilistica e i livelli occupazionali dello stabilimento. Lo aspettiamo alla prova dei fatti”.
01.12.2009
Fausto Nicastro