PARLA L’UOMO CHE HA PERSO MOGLIE E FIGLIA
Cefalù, dal letto d’ospedale
disperate parole d’amore
Dall’ospedale di Cefalù partono parole di un amore struggente e disperato: “Non so come farò ad alzarmi da questo letto per cercare di vivere senza la donna e la bambina che erano la mia vita”. Questo scrive, in una lettera al quotidiano on line Livesicilia, Fabrizio Geraci, sopravvissuto a uno scontro sull’autostrada Palermo-Catania nel quale sono morte la moglie Enza Potestio, giovane legale con la passione del softball, e la figlia Sofia di due anni.
Era il 16 giugno. ”Maledetto quel giorno, maledetta autostrada. Io devo chiedere scusa. Al volante dell'auto – scrive – c’ero io ed ero responsabile delle loro vite. Tutti continuano a dirmi che non ho alcuna responsabilità, ma l'unica cosa di cui sono certo è che non ho mai pensato di uscire da casa per uccidere la ragione e l'essenza della mia vita. Mi dispiace non essere con loro”.
In ospedale Geraci è arrivato in coma. Da un giorno all’altro si è ritrovato da dipendente a paziente. Al risveglio ha chiesto della noglie e della figlia. Era arrivato il momento di conoscere la tragica verità: la sua famiglia non c’era più. Era stata distrutta in un attimo fatale.
Nella lettera a Livesicilia Geraci scrive: “Vivevamo una vita tranquilla ed eravamo felici. Anche i piccoli problemi della bambina venivano affrontati senza eccessivi timori o preoccupazioni, affrontavamo tutto nel modo più sereno perché Enza riusciva a rendere tutto più semplice. Anche quando lei stessa andava in confusione, ogni cosa si risolveva. D'altronde – aggiunge – Enza era eccezionale, dolce, bellissima, incredibilmente donna e mamma. Non basterebbe il tempo per descriverla. Ogni giorno andavamo avanti con il sorriso ed il suo era davvero particolarissimo. Per questo non ho idea di come farò a vivere senza di lei e senza Sofia”.
Il ricordo della moglie e della figlia descrivono un quadro straziante dominato da un senso di colpa che resiste a ogni elaborazione del dolore. “Enza era meravigliosa e forse se tredici anni fa non avesse deciso di stare con me, sarebbe ancora viva. Amava la propria famiglia e stravedeva per Sofia. Sono ancora qui e ci rimarrò per altro tempo, ma intanto voglio ringraziare tutti coloro che mi sono stati vicino e continuano a farlo. Quando avrò la possibilità abbraccerò tutti. Ciao Enza, ciao Sofia, vi amo e mi mancate tantissimo”. Sono le parole di un uomo distrutto e non ancora rassegnato. Si possono anche leggere come una ricerca di una dimensione di vita serena che ancora appare come una lenta prospettiva.
10.08.2014