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LA CAMPAGNA ELETTORALE COME UN TEATRINO

Detti e contraddetti, il voto
a Cefalù diventa una recita

Vicari contro Sgarbi contro Alfano
Simona Vicari smentisce di avere mai chiesto a Vittorio Sgarbi di candidarsi a Cefalù. Sgarbi controsmentisce. Cita Berlusconi come sponsor e nume tutelare e annuncia di essere anche candidato assessore ad Agrigento, con l’avallo di Angelino Alfano, nello stesso schieramento che invece a Cefalù lo contrasta. Alfano smentisce Sgarbi.
Difficile riconoscere in questo turbinio di dichiarazioni lanciate corrette intercettate e contestate dove stia la verità. Più difficile ritrovare qualche traccia di serietà politica. Ma ormai questo è l’improvvisato canovaccio che si rappresenta nel confuso palcoscenico cefaludese dove il confronto sui temi locali (in fondo, si tratta di eleggere un sindaco) è sempre più sovrastato da insulti incontinenti, deliri narcisistici e attacchi furibondi.
Uno dei temi sui quali la città si interroga si riassume nella domanda: ma chi ha portato Sgarbi a Cefalù? Il candidato di “Svolta democratica” Rosario Lapunzina l’ha rilanciata alla ricerca di una “responsabilità” politica che, a sentire Sgarbi, toccherebbe a Simona Vicari e Gianfranco Miccichè. Sarebbero stati loro a cercare il critico per invitarlo a candidarsi, salvo poi mollarlo quando è scoppiata la bomba dello scioglimento anticipato del Comune di Salemi, di cui Sgarbi è stato sindaco, per infiltrazioni mafiose. È andata così?
Ma quando mai. La senatrice Simona Vicari, che con Miccichè sostiene la candidatura di Edoardo Croci, ha smentito. Non è partita da lei la proposta.
Sgarbi, si sa, non è il tipo da farsi sedurre e abbandonare senza colpo ferire. E perciò ha risposto: “Alla ineleggibile Simona Vicari, non eletta ma nominata in Parlamento, e ai suoi sparuti seguaci comunico che la mia candidatura a Cefalù è stata accolta con favore dal presidente del suo partito che, senza la sua ipocrisia, sa che gli scioglimenti e le accuse per mafia sono spesso una finzione cui non ci si deve piegare”. Così si apprende che anche Berlusconi la pensa, in tema di mafia e di provvedimenti della magistratura, come Sgarbi. Ma in fondo in fondo non è una novità.
“Se i suoi dubbi – ha aggiunto il critico – sono stati fugati dallo scioglimento del consiglio comunale di Salemi, non si capisce per quale ragione il segretario del suo partito, Angelino Alfano, ha accolto senza difficoltà, la mia candidatura ad Agrigento come assessore alla cultura nella stessa coalizione che mi contrasta a Cefalù. Neanche in Sicilia il Pdl ha una linea politica coerente? Eppure nella conversazione che la Vicari ricorda a Montecitorio, le motivazioni della scelta di Croci non furono legate né a Salemi né ad Agrigento, ma alla imposizione di un candidato a lei sconosciuto, da parte di Gianfranco Miccichè, l'esponente di Grande Sud, con la sola motivazione di chiudere prioritariamente le alleanze tra Pdl e Grande Sud”.
Fatta la tara ai tanti messaggi politici che la dichiarazione contiene, e alle domande che sollecita (per esempio, come può Sgarbi fare il sindaco a Cefalù e l'assessore ad Agrigento), resta la notizia che Sgarbi è un candidato ubiquo e sta in uno schieramento che segue una linea a Cefalù e un’altra ad Agrigento. A complicare le cose, c’è di mezzo Alfano: Agrigento è casa sua, logico e scontato che sappia qualcosa di alleanze, accordi e dinamiche elettorali che si fanno sotto il suo naso. All’apparenza avrebbe ragione Sgarbi quando segnala la contraddizione, irrisolta, tra Agrigento e Cefalù, “e l'ipocrisia di aver accettato sostegno elettorale, indicazioni di assessori, vice sindaci e finanziamenti, da quel Giusi Farinella che è stato legittimato finché è stato con la Vicari, ed è chiamato mafioso da quando sta con me: un'altra contraddizione. Come la risolverà l'ineleggibile Vicari?”.
Non la Vicari ma Angelino Alfano l’ha subito risolta assicurando di non essere stato “mai consultato circa l'eventualità di assegnare allo stesso Sgarbi l’assessorato alla cultura di Agrigento, né dunque l'ha mai avallata''. Alfano si ritrova così un candidato assessore a sua insaputa.
E a Cefalù che succede? Nulla di trascendentale: il Pdl sta con Croci. E lo verrà a dire lo stesso Alfano il 4 maggio. Su tutto il resto Alfano è perfettamente “in linea con quanto affermato dalla senatrice Simona Vicari”. E siccome è sempre in linea anche con Berlusconi, si può pensare che Berlusconi non abbia messo il suo sigillo sulla candidatura di Sgarbi?
Il problema che a questo punto si pone è semplice nella sua complessità: chi tra Sgarbi, Vicari, Alfano (forse Berlusconi) sta dicendo la verità? E soprattutto: Cefalù merita questo spettacolino da teatro di strada?
27.04.2012

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