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ELEZIONI AMMINISTRATIVE

Bocciato anche in appello
Sgarbi fuori dalle elezioni

Il sindaco chiede breve rinvio del voto
Rigettato il ricorso presentato alla Corte d'appello di Palermo da Vittorio Sgarbi, col quale il critico impugnava il decreto del Tribunale di Marsala che lo aveva giudicato incandidabile alle prossime amministrative di Cefalù. La Corte d'appello, presieduta da Rocco Camerata Scovazzo, con una articolata motivazione che ha occupato ben 24 pagine, ha messo il sigillo sull’estromissione del critico dalla tornata elettorale dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Salemi.
La decisione ha un effetto immediato perché è definitiva (i legali di Sgarbi la pensano diversamente).

Sorge però un problema: in 24 ore si dovrebbero ristampare e consegnare ai seggi le nuove schede senza il nome di Sgarbi e, a quanto pare, senza le liste collegate. Per questo il sindaco Giuseppe Guercio si appresta a chiedere al prefetto e al presidente della Repubblica di disporre uno slittamento "tecnico" del voto di qualche settimana. La data utile potrebbe essere quella del 20 e 21 maggio che corrisponde al turno di ballottaggio nei centri maggiori. In ogni caso il rinvio non dovrebbe andare oltre il mese di giugno.

I giudici della Corte d'appello di Palermo sono stati chiamati a decidere in base a una norma del testo unico sugli enti locali (articolo 143 della legge 267 del 2000) la quale stabilisce che “gli amministratori responsabili delle condotte che hanno dato causa allo scioglimento non possono essere candidati alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, che si svolgono nella regione nel cui territorio si trova l’ente interessato dallo scioglimento, limitatamente al primo turno elettorale successivo allo scioglimento stesso, qualora la loro incandidabilità sia dichiarata con provvedimento definitivo”.

Anche la corte d'appello di Palermo, come il tribunale di Marsala, si richiama ai risultati di un'ispezione disposta a suo tempo da Roberto Maroni, ministro dell'Interno del governo Berlusconi. La relazione degli ispettori sottolinea che a Salemi c'è stato uno "sviamento dell'attività amministrativa''. E questo sviamento è stato "reso possibile, se non addirittura agevolato, dalle ripetute assenze del sindaco dal territorio di Salemi; lo stesso primo cittadino ha peraltro più volte legittimato e delegato un ex politico (Giuseppe Giammarinaro, già sorvegliato speciale e sottoposto a sequestro preventivo dei beni, per 35 milioni di euro) alla gestione dell'attività amministrativa dell'ente'".
“È emerso - scrivono gli ispettori - un intenso e costante condizionamento dell’attività amministrativa del Comune di Salemi da parte di Giammarinaro”.
Sgarbi ha cercato di demolire la relazione, evocando una "regia occulta" di funzionari della Prefettura, della Questura e dei carabinieri. Si è scagliato soprattutto contro il maresciallo Giovanni Teri e gli uomini del capo della divisione anticrimine della Questura di Trapani, Giuseppe Linares, che per dare «forza alle loro indagini su Giammarinaro, attraverso quelle che sono solo ipotesi, suggestioni, ricostruzioni infondate e veri e propri falsi, hanno prospettato un condizionamento di Giammarinaro sull’amministrazione, per consentire poi al prefetto di chiedere la Commissione di accesso agli atti». Poi ha accusato Oliviero Toscani, che aveva voluto come proprio assessore, di avere fatto agli investigatori dichiarazioni infondate sulle sedute della giunta e sul ruolo di Giammarinaro.
Dopo avere annunciato l'intenzione di lasciare la Sicilia, Sgarbi ha deciso di impugnare il decreto del Tribunale di Marsala per candidarsi a Cefalù. Sul piano tecnico i suoi legali hanno sostenuto la tesi che Sgarbi sia estraneo ai fatti culminati con lo scioglimento del Comune. E hanno sollevato una eccezione di illegittimità costituzionale della norma dalla quale deriva l'incandidabilità del critico nella parte in cui riduce i tempi del giudizio. Sarebbe in contrasto, hanno sostenuto i legali di Sgarbi, con il principio costituzionale del "giusto processo". Ma già il tribunale di Marsala si era pronunciato contro la tesi principale e aveva giudicato "manifestamente infondata" la questione di incostituzionalità della legge.
04.05.2012

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