I sindaci del comprensorio di Cefalù torneranno lunedì a Palermo per rinnovare la richiesta di sospendere la chiusura del punto nascite. Stavolta c’è anche l’impegno, sottolineato da tutti ma con linguaggi diversi, di alzare i toni e di passare a forme di protesta molto forti. Il segno dell’esasperazione, ma anche delle contrapposizioni striscianti, è affiorato continuamente nella modulazione dei linguaggi. Il sindaco Rosario Lapunzina, per esempio, ha fatto ricorso a una cruda espressione: “Siamo molto incazzati”.
Si è svolta in questo clima infuocato l’assemblea cittadina convocata da Lapunzina nella sala delle Capriate alla quale intervenuti anche i sindaci e gli amministratori di Campofelice di Roccella, Lascari, Gratteri e San Mauro Castelverde e diversi esponenti del comitato cittadino contro la chiusura del centro.
Il sindaco ha fatto il punto della situazione e delle iniziative promosse tra cui il ricorso al Tar che non ha accolto la richiesta di sospensiva del decreto dell’assessore Lucia Borsellino. È con lei che lunedì si incontrerà una rappresentanza dei sindaci. Ci sarà anche un esponente del comitato.
All’assessore, che secondo molti interventi sarebbe “assediata” da chi preme per la chiusura, sarà presentata ancora una volta la proposta di adottare sul punto nascite il modello dell’accorpamento, quello degli “ospedali riuniti”: dovrebbe cioè mettere insieme i reparti di Cefalù, Termini Imerese e Petralia Sottana. Trattandosi di un atto di programmazione la soluzione rientrerebbe, secondo Lapunzina, nei poteri dell’assessore.
Cosa le impedisce di adottare questo modello? Da parte del comitato (sono intervenuti fra gli altri Rosario Fertitta, Mauro Caliò, Paola Castiglia, Peppe Livecchi, Angelo Sciortino) è stato sostenuto che l’assessore è oggetto di un assedio da parte di alcune componenti politiche e della struttura burocratica della Regione. Qualcuno ha parlato di una sorta di regia politica dietro la quale affiora la figura di un “mangiafuoco” interessato a penalizzare Cefalù per favorire Termini Imerese, anche a costo di passare sopra l’eccellenza sanitaria dell’ospedale Giglio in grado di assicurare un’assistenza alle partorienti e ai neonati 24 ore su 24. Ma se è così, ha osservato Nicolò Pizzillo, Lucia Borsellino dica chiaramente di non potere attuare una linea diversa perché assediata. Altrimenti si dimetta.
Molto criticata l’assenza dei vertici dell’ospedale che hanno fatto sapere di essere impediti a partecipare all’assemblea a causa di una “indisposizione”. Il sindaco e il comitato hanno attaccato poi la “fretta incredibile” con cui è stata decretata la chiusura del centro fissata per il 30 aprile. Il decreto regionale ha addirittura ridotto il termine del 30 giugno indicato dal ministro.
Le strade indicate dall’assemblea sono due. Oltre a quella dei ricorsi (l’ordinanza del Tar sarà impugnata davanti al Cga), sarà seguita anche quella politica. Perché, ha riconosciuto il sindaco di Gratteri, Giacomo Ilardo, il “nodo è politico”. E quindi sarà questo il terreno lungo il quale sarà incanalata la protesta. Su questo, almeno, un po’ tutti si sono trovati d’accordo. Così come tutti si sono ritrovati d'accordo sulla richiesta di rinviare intanto la chiusura. Nicolò Pizzillo ha proposto di allargare la protesta a un livello sociale, con il coinvolgimento dei cittadini, e istituzionale. E per questo si deve pensare, ha detto, a una seduta comune e straordinaria dei consigli comunali del distretto proprio all'ospedale di Cefalù.