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UN DOSSIER COSTRUITO CON IL MINISTERO

Ospedale, il piano senza padri
esiste ma ora è carta straccia

Ora l’assessore Baldo Gucciardi dice che è stata scatenata una tempesta su un piano di tagli che esiste solo come bozza. E proclama che l’ospedale di Cefalù non sarà toccato. Sarà, ma il piano che non trova più una paternità certa, e neppure un certificato di esistenza in vita, esiste. Con tutti i bolli, i protocolli, il corredo di documenti, gli allegati e lo schema delle rimodulazioni, preciso fino alla virgola, della rete ospedaliera siciliana.
È un dossier di 19 pagine. Il 29 luglio è stato trasmesso, con le firme di Gucciardi e del dirigente generale Gaetano Chiaro, al Ministero della salute con le integrazioni scaturite da una riunione operativa di due giorni prima. E con una relazione che contiene l’elenco delle strutture del nuovo sistema emergenza-urgenza e la mappa dei tagli e l’analisi delle 41 discipline.
Il contenuto del piano viene rivelato dal quotidiano La Sicilia con le tabelle allegate e le indicazioni sui posti letto. Infine, l’ultimo allegato con rango di “bozza”: e cioè il “decreto della riorganizzazione del sistema della rete ospedaliera dell’emergenza della Regione Siciliana”.
Bene. Dopo le polemiche, le proteste, le sollevazioni dei sindaci tutto questo non ha alcun valore. Il piano è stato stoppato da Crocetta, disconosciuto dall’assessore, dimenticato dal Ministero. Eppure, rivela il giornale, il direttore generale del ministero dalla salute era stato molto chiaro: «La competenza in materia di organizzazione sanitaria è affidata all’autonomia regionale, quindi la Regione può definire autonomamente le caratteristiche (reparti, posti letto, ruolo nella rete ecc.) delle strutture che compongono la rete dell’emergenza-urgenza e la rete ospedaliera». Proprio quello che la Regione aveva fatto nei documenti mandati a Roma già nel giugno 2016 a cui aveva fatto seguito una nuova proposta di riordino della rete ospedaliera.
Il 3 agosto il Ministero aveva convocato un tavolo per l’attuazione del decreto 70/2015”. E, in quella sede, l’organo ministeriale ha accertato che “l’istruttoria della documentazione è stata completata”. Ma dopo avere riconosciuto come la programmazione regionale “introduca elementi di chiarezza nell’allocazione delle strutture dedicate all’emergenza-urgenza, abbandonando il modello degli ‘ospedali riuniti’ del quale, più volte, i tavoli avevano richiesto il superamento». E alla fine la dichiarazione del ministro che chiude il cerchio: La Sicilia “ha inviato tutte le informazioni richieste dal tavolo tecnico per la verifica del provvedimento”, ha “programmato i posti letto coerentemente con la disciplina del Dm 70/2015. E soprattutto ha «in termini generali, rispettato gli standard relativamente ai bacini di utenza delle discipline prevedendo la riorganizzazione di diversi reparti”. A quel punto doveva scattare la seconda fase del procedimento: i provvedimenti della Regione con alcuni passaggi “necessari”. Ma nel complesso il piano veniva approvato. Solo dopo avere appreso “da notizie di stampa” che erano scattate in Sicilia le più ampie proteste, il Ministero ha subito scaricato sulla Sicilia il compito di preparare e presentare “le modifiche che ritenga necessarie al piano di riorganizzazione, fatto salvo il rispetto degli standard previsti nel Dm 70/15”.
Tutto si doveva concludere entro il 15 settembre. Scadenza superata con la clamorosa retromarcia di Gucciardi che ora si preoccupa di spegnere l’incendio tessendo le lodi dell’ospedale di Cefalù.
16.09.2016

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