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16.04.2012
Angelo Sciortino
Angelo Sciortino
Dalle escandescenze sgarbiane alla pacatezza di Croci e, infine, all'emozione di Lapunzina: questa è la cronaca di questa campagna elettorale fino a questo momento.
Di Sgarbi e del suo comizio abbiamo già parlato, forse più di quanto le sue argomentazioni meritassero. Del pacato comizio di Croci e della sobrietà del suo intervento, invece, non abbiamo parlato, sebbene sia stata grande la tentazione di criticare alcuni passaggi del suo intervento. Specialmente quello in cui ha affermato che l'azione politica di Lapunzina in consiglio comunale è stata caratterizzata per i suoi “no”. Un'affermazione non nata da una conoscenza diretta, perché Croci si trovava a Milano, quando Lapunzina pronunciava i suoi “no”, ma da quanto altri gli avevano riferito.
Conosciuto in questo modo il comportamento di Lapunzina, il professore milanese si è fermato alla brevità del monosillabo, tralasciando la lunghezza delle argomentazioni e persino i fatti, che di tali monosillabi sono stati la causa.
Così non va, però. In questo modo la polemica si riduce a semplice esercizio di mistificazione, che non consente all'opinione pubblica una corretta valutazione dei programmi e dell'apertura mentale del candidato. Limitarsi al giudizio sul monosillabo, a quell'onesto “no”, non precisando perché è stato pronunciato, permette poi di non vedere il proprio madornale errore, che è quello di essere sostenuto da chi di questi “no” è responsabile, da quell'ex sindaco Simona Vicari, che si serve di Croci e della sua correttezza per raggiungere forse un suo disegno politico e amministrativo, del quale la città non ha proprio bisogno e per il quale ancora paga con l'abisso in cui non soltanto i cinque anni dell'amministrazione Guercio, ma anche e soprattutto i dieci anni della Vicari, l'hanno fatta piombare.
A questa accusa di essere l'uomo del “no” ha risposto lo stesso Lapunzina nel suo comizio di ieri sera, non soltanto negandolo e adducendo le ragioni, che l'avevano tante volte giustificato, ma anche e soprattutto proponendo un concreto programma amministrativo, che certamente sarà meglio specificato nel corso della campagna elettorale.
Certo, Lapunzina ha tradito più volte la sua emozione, che credeva di poter vincere leggendo il suo intervento, ma questo non è stato sufficiente. Non poteva esserlo, perché egli aveva la consapevolezza che ogni sua parola rappresentava un impegno con i cittadini. Un impegno che, come tutti quelli da lui assunti in altre occasioni elettorali, egli intende mantenere, anche a costo di sacrifici personali, per affrontare gli ostacoli che la realtà non farà mancare.
Un'emozione, quindi, che prova la serietà del candidato e la totale assenza di supponenza, che invece ha caratterizzato gli interventi degli altri due candidati, sia quando sono stati pacati e sobri e sia quando sono stati effervescenti.
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