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27.02.2015
Riccardo Gervasi
Riccardo Gervasi
La nota favola di Fedro – La volpe e l’uva – narra di una volpe che non riuscendo a raccogliere un grappolo d’uva posto in alto sulla vite esclama: “Nondum matura est; nolo acerbam sumere”. “Non è ancora matura; non voglio coglierla acerba” è la traduzione in italiano. Una favola, quella di Fedro, che potrebbe risultare attuale proprio in questi giorni a proposito delle vicende che ruotano attorno all’ospedale Giglio di Cefalù.
È notizia di questi giorni, infatti, che il nosocomio cefaludese sarà gestito da una nuova fondazione i cui partner – Asp di Palermo, aziende ospedaliere Civico e Villa Sofia-Cervello, Comune di Cefalù e Regione – hanno già firmato il nuovo statuto. Indubbiamente un fatto importante, soprattutto dopo anni e anni di polemiche e dopo l’uscita di scena del “San Raffaele”. Adesso, infatti, recuperato anche a pieno titolo il vecchio nome, l’ospedale “Giuseppe Giglio” sembra abbia superato la sua fase critica potendo contare su partner che non sono certamente ultimi nella sfida alle malattie. La presenza poi del Comune dovrebbe essere garanzia per i cittadini di Cefalù e non solo.
Ovviamente non potevano mancare le solite polemiche: sembra, infatti, che alcuni Comuni della Madonie non abbiano gradito la presenza del Comune di Cefalù tra i partner della nuova fondazione. In particolare il Comune di Collesano sembra il più agguerrito. Insomma, per farla breve si potrebbe dire che sono gli stessi Comuni del distretto turistico che non hanno gradito, forse, il fatto di essere stati scaricati dall’amministrazione di Cefalù per presunte irregolari procedure di convocazione e di svolgimento dell'assemblea dei soci. Così adesso organizzano incontri e meeting a vario titolo per discutere di ciò che esula dalle loro competenze: il futuro dell’ospedale “Giglio”. Insomma, sembra proprio che ne abbiano fatto una questione politica, ideologica. Probabilmente tutto questo can can non sarebbe venuto fuori se anch’essi fossero stati partner della nuova fondazione.
Eh sì, bravo Fedro: “Non è ancora matura; non voglio coglierla acerba. Qui, facere quae non possunt, verbis elevant, adscribere hoc debebunt exemplum sibi”. “Coloro che sminuiscono a parole ciò che non possono fare, debbono applicare a se stessi questo paradigma”.
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