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PRONTO IL DECRETO SULLA NUOVA RETE

Russo conferma: chiude
il punto nascite di Cefalù

Il San Raffaele impugnerà il decreto
Se prima era un’indiscrezione, riportata dalla Voce un mese fa, ora è una decisione ufficiale: il punto nascite dell’ospedale di Cefalù sarà chiuso. Lo ha confermato l’assessore regionale alla salute Massimo Russo che ha annunciato un decreto per la soppressione in Sicilia di 23 strutture su 70 con meno di 500 parti all’anno. La riformulazione della rete è dettata, ha ricordato Russo, dai parametri concordati con il Ministero della salute. E il punto di Cefalù registra in media circa 480 parti all’anno. Quindi va soppresso. “Mi opporrò alla decisione e certamente impugnerò il decreto” ha detto alla Voce il presidente della fondazione San Raffaele Giglio di Cefalù, Stefano Cirillo. “Oltre a svolgere – aggiunge – un’importante funzione territoriale, il nostro punto nascite è una struttura di secondo livello che ha un elevato standard di operatività con la presenza di ginecologi e ostetriche 24 ore su 24. Quello di Cefalù, venuta meno la struttura di Petralia Sottana, è di fatto il punto nascite delle Madonie”.
L’assessore mantiene però le previsioni del suo piano che ha presentato a Palermo nella giornata conclusiva del congresso nazionale della Sigo, Società italiana di ginecologia e ostetricia.
“È un processo di riorganizzazione – ha detto Russo – che segue i parametri dettati dall’accordo Stato-Regioni per la chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti l'anno. Passeremo così nel prossimo triennio da 70 centri a 47, ma poi dovranno essere ulteriormente ridotti, tra pubblico e privato. È un provvedimento – ha concluso – che ci allinea alle altre regioni d'Italia se si considera che in Emilia Romagna ci sono appena 24 punti nascita".
Entro marzo 2012 i direttori generali delle aziende sanitarie definiranno un piano attuativo a livello provinciale che fornirà all’assessorato le indicazioni sulle modalità di chiusura dei centri che non raggiungono gli standard. Si salveranno le strutture private che, aggregandosi, raggiungeranno la soglia minima dei 500 parti.
Alla scure dei tagli sfuggiranno solo cinque punti che resteranno attivi nonostante un numero di parti inferiore. Sono Corleone, Nicosia, Bronte, Mussomeli e Santo Stefano di Quisquina. Il loro mantenimento è giustificato dalla oggettiva difficoltà o impossibilità di garantire, entro tempi ragionevoli, il trasferimento delle pazienti verso strutture di secondo livello, dall'ampiezza dell'area territoriale di riferimento e dalla media del numero di parti già effettuati nel quinquennio, superiore a 150 all'anno.
28.09.2011

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